Getsemani / Resurrezione (terzo cammino: il cambiamento)


Molte cose cambiano. Anche questa volta è successo. 
Come quando 3 anni fa abbiamo iniziato senza sapere come sarebbe cambiato il mondo, le nostre vite, i percorsi.
In fondo Getsemani è proprio questo che vuole scrivere e tracciare nel suo farsi appuntamento e poi cammino, di corpi, di vite, di attori/performer, di relazione con il pubblico.
E' una domanda, un'interrogativo, che grazie al teatro possiamo porci. 
Grazie a un teatro di performance, di interiorità, di corpo, di sguardo e di pensiero.
Grazie a un teatro non assertivo, non necessariamente fattosi dispositivo per stimolarci riso, pianto, divertimento e via di seguito.
Un teatro "per scelta",  oggi così difficile, perchè sempre più incerto (il teatro), combattuto fra vari dispositivi scenici in gara per "performare" al meglio, per "riuscire" al meglio.
Un teatro di genere, estetico, culturalmente "retinico", politicamente corretto, forse "utile". Anzi sicuramente utile, a suo modo. Inerziale.
Getsemani rifugge da tutto questo, vuole essere altro. (E' ancora possibile? Mi rendo conto di poterlo fare anche grazie alla fiducia del nostro gruppo di produzione)

Getsemani è un "altro" che non saprei definire, ma che posso affermare di sapere che non è quello che anche io ho praticato in tanti anni. 
Forse torna indietro. Torna all'incontro, alla pausa, alla relazione, al momento nel quale deponiamo le armi della comprensione, dello scopo, della ragione e ci lasciamo andare a vedere qualcosa di diverso in noi e negli altri.
Ecco, deponiamo le armi.



Oggi Susanna Baccari inizia le prove di "questo" Getsemani
(Susanna mi segue in questo percorso di fiducia sulle "azioni del corpo" da alcuni anni e quello che fa lei è come se lo facessi io. Va così) 
Io non ci posso essere perchè non sto ancora bene. Ma noi ci siamo parlati a lungo e poi, come al solito ho scritto e disegnato cosa immaginavo di poter fare e chiedere agli attori/performer che mi seguono in queste avventure "strane", in un teatro che è fatto dei loro corpi, dei loro occhi, dei loro gesti, della loro fiducia e disponibilità.
Le prove non sono quelle prove che ci si immagina di solito (per quando bisogna costruire uno spettacolo). 
In genere Susanna e io diciamo che "non sappiamo cosa fare", e questo è molto importante, per me: per una volta non sapere cosa fare e stare con questo "non sapere".
Io dico che "qui ci si trova" e poi si inizia da molto poco, da un'azione, da un gesto, da uno sguardo. E' qualcosa di concreto. Niente di spirituale o complesso. Ci si lavora con il corpo, con lo sguardo, con gli occhi e con l'abbandono. 
Quell'abbandono che non conosciamo più. Bisogna rischiare. Evitare ogni "effetto".
Occorre spogliarsi (viene in mente qualche grande maestro degli anni '70, ma non solo)

Questa volta ho fatto una traccia audio pre-costituita, che forse potrebbe servire da partitura. E' una traccia audio che si addensa con i rumori del mondo, dalle voci della guerra in corso, alle voci dei poeti e degli artisti nell'America degli anni '70, alla musica di Haendel, a quella di Max Richter e poi ancora ai rumori di un mondo confuso, indebolito, che collassa sul desiderio di salvezza, di redenzione, di Resurrezione, che è poi la fine del cammino di questo Getsemani iniziato 3 anni fa.


Ma questa volta il cammino di Getsemani è stato interrotto nel luogo in cui era previsto, il teatro Litta in corso Magenta a Milano.
E' successo che l'architrave principale (ancora in legno del '700) che reggeva il tetto della "torre scenica" ha lentamente ceduto "appoggiandosi" sulla graticcia in metallo che avevamo opportunamente installato in sostituzione di quella in legno del '700, ristrutturando tutta la scatola scenotecnica.
E quindi il cammino di Getsemani si è spostato questa volta sopra un altro tetto, quello del teatro Leonardo in Piazza Leonardo da Vinci. Sopra quel tetto sorge una cappella edificata nel 1955 su progetto di Giuseppe Chinigher. In origine era sussidiaria della parrocchia di San Giovanni in Laterano; vi si distaccò nel 1970, con l'erezione della nuova parrocchia di San Pio X.La chiesa di San Pio X è una chiesa di Milano, nel quartiere di Città Studi.
L'interno ha un aspetto spoglio, è a navata unica, di forma rettangolare; vi si conservano alcune tele cinquecentesche, provenienti da San Giovanni in Laterano.
Quando sono andato da Don Giuseppe a parlare di Getsemani lui ha intuito il nostro percorso, anche perchè ci conosce molto bene visto che da anni utilizziamo il "suo" teatro Leonardo. Anche se lui avrebbe voluto offrirci "la più bella" San Giovanni in Laterano. Ma a me quella navata unica e spoglia mi ha letteralmente conquistato.
E' così Don Giuseppe è stato subito disponibile, pur sapendo che il nostro cammino non ha nulla di evangelico, ma tantomeno blasfemo. E' un cammino umano, che passa attraverso la scrittura del corpo, dove riecheggiano a tratti le domande di senso umano delle scritture.
Voi chi dite che io sia?
Non sarà facile essere lì con il senso che dalla navata della sala teatrale ora siamo nella navata di un altro luogo designato al rito.
(E poi mi è venuto in mente che quando avevo 16 anni avevo chiesto a un altro Don Giuseppe nel paese dove abitavo e dove non c'era un teatro di "prestarmi" la chiesa per fare un'azione/performance/teatrale. E lui mi disse di sì)
Allora, è il tempo che si riavvolge?











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