GETSEMANI (terzo cammino) RESURREZIONE - (l'Inizio)



GETSEMANI [ III ]

terzo cammino 

RESURREZIONE

(Ma voi chi dite che io sia?)



I primi pensieri, da giorni.


Ci stavo pensando da tempo. Quando poi ci siamo detti che era da mettere in calendario. 

Quindi ci sarebbe stata una scadenza di incontro e di lavoro. 

Diventava ‘necessario’ approfondire il pensiero di  un senso.

Un senso, ancora, del fare. Il senso dell’azione artistica, performativa (dove potrebbe essere ancora l’ambiente, il teatro, come luogo dell’appuntamento). 

Così, in fondo, è nato tutto, il progetto intendo, quel  A Jesus Project - Getsemani - Ma voi chi dite che io sia?

E’ nato tutto da quella domanda.

E’ quella domanda che si rivolge a me, a noi, a tutti. 

Ma chi fa quella domanda?

Chi dite che io sia? Ma chi? Chi è che si interroga? Il Cristo, il profeta, un profeta, qualunque profeta, oppure ognuno di noi?

Credo che questo mi riguarda, e ci riguarda  tutti, se vogliamo. 

E’ trovare senso nella  riconoscibilità. 

Riconoscere l’altro è riconoscere noi  stessi.

Anche noi, in fondo, con un po’ di coraggio potremmo rivolgerla quella domanda. 

Prenderla a prestito, dalle scritture, dalla vita.

Farsi quella domanda e farla ad altri. 

Così, in fondo, è iniziato quel cammino.

(In modo assolutamente ‘laico’)




La prima volta.


La prima volta era un Dicembre freddo, prima di una  ricorrenza (anche religiosa) il Natale.

Era il 2019. Il mondo era molto diverso.

(Adesso siamo nel 2022.)

In quel dicembre Getsemani era l’appuntamento nel luogo, la relazione muta, gli sguardi, i bigliettini con parole trascritte e fotocopiate dai vangeli, riportate agli occhi in un contesto che non aveva uno scopo evangelico o religioso. Lo scopo era di guardarsi negli occhi, nell’occasione di un incontro, per riconoscersi.

Voi chi dite che io sia?

In fondo quella  domanda è la  domanda che tutti potremmo fare a noi stessi e agli altri.

E’ una domanda sulla riconoscibilità.

Sul ‘ri-conoscersi’.

In quel  Dicembre 2019 ci siamo incontrati. 

Noi e Loro, per la prima volta. 

Noi, quelli che c’erano ‘prima’, gli attori, i performer. 

E poi Loro che ci hanno visitato (quello che definiamo comunemente pubblico). 

Persone come  noi che abbiamo preso per mano. Che abbiamo accompagnato verso un abbraccio. 

Era una performance ‘ambientale' e ‘relazionale’.

C’era il primo momento denominato Lazarus Pièce con la rinascita di una Lazzaro, un Lazzaro-Noi, un Lazzaro-Loro.

C'era poi un secondo momento in  cui ci siamo sdraiati in terra a guardare il cielo della notte e le stelle che si vedono nel cortile  storico del Palazzo  dove eravamo.

E poi c’era il momento dedicato a Magdalene Pièce, la donna, la Maddalena, tutte le donne, e quel gesto con i capelli ai piedi di Loro.

Infine il commiato.



La seconda volta


Il mondo era già cambiato nel luglio 2021. 

Non potevamo  prenderci per mano, non potevamo avvicinarci. Dovevamo stare a una distanza da Loro. Noi eravamo fisicamente distanti, consapevoli, drammaticamente esposti allo sguardo, ai gesti ripetuti ed evocati.

Lo stesso cortile dove nelle notti di Dicembre del 2019 ci eravamo sdraiati insieme Noi e Loro a guardare il cielo in una sorta di veglia sospesa e evocata, ora era occupato da 3 grandi croci di legno, le croci del Golgotha, le nostre croci di sofferenze, solitudini e patimenti di un periodo governato da una natura ostile, in grado di fermare e cambiare la vita per come la conoscevamo prima.

Su quelle croci abbiamo sostato e siamo tornati a guardarci negli occhi, camminando poi insieme verso il palcoscenico nel rito e nella distanza, evocata dai teli di plastica, quegli stessi che avevamo usato “nella vita” per abbracciare i nostri cari infettati dal virus  della natura ostile e martoriata. (Abbiamo visto tutti quegli abbracci strazianti fra esseri umani, avvolti nei teli di plastica disinfettati per non trasmettere il contagio.)

Abbiamo  capito, forse. la nostra fragilità e debolezza.

(O forse non abbiamo capito niente)

Abbiamo assistito al rito dell’acqua e della purificazione, senza poter intervenire. Avremmo voluto, ma non ci era consentito.

Infine il commiato, per la seconda volta.



La terza volta


E siamo arrivati alla Pasqua del 2022. 

(La Pasqua, come quel Natale del 2019?). 

Perché continuare il cammino? Perché fare il terzo cammino?

Per andare dove? Cosa c’è dopo quelle croci? Dopo le croci della vita. 

La resurrezione.

Ma quale resurrezione ora che il mondo ci parla in modo diverso? Ora che il mondo non è più quello che conoscevamo nel 2019. Perché il mondo siamo noi.

E noi non siamo più come quelli che eravamo nel 2019.

E’ vero, cerchiamo di convincerci che forse dimenticheremo tutto.

Ma possiamo dimenticare?

E quella domanda, ora, che  senso ha? 

Chi dite che io sia?

In che cosa possiamo ri-sorgere? Da cosa dovremmo ri-sorgere?

Ora il mondo vede la guerra e la devastazione dei giorni che stiamo vivendo, in questo 2022.

Dovremmo deporre le armi. 

Non solo quelle della guerra. 

Le guerre ci sono sempre state. 

Le pandemie ci sono sempre state. 

Ma voi chi dite che io sia?

In che modo possiamo risorgere alla disponibilità di ri-conoscere l’altro?

Ci saranno le ‘stazioni’ (luoghi per sostare), i luoghi (per ascoltare), i riti (per riconoscere), ancora le 3 croci, le parole dei profeti moderni.

I corpi, con le loro azioni 

(imparare a cucire?) 

(Riconoscersi?)

Sarà una Resurrezione?










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