RFS - Piccola cronaca - 25 gennaio




Venerdì 25 gennaio

Si sperimenta la stanza 1 ( room #1 / body) il corpo. 

All’origine di tutta l’architettura di RFS è il corpo nella sua complessità, nell’assoluto mistero della sua natura. Materia organica, dimensione, peso, movimento, compulsione e pulsione, anima. 


Ho pensato a Bruna e Alberto, a come sono alti a come sono magri, a come sono asessuati, a loro modo.  Potevano essere idonei a questa stanza (ma in verità è stato proposto da Susanna il loro abbinamento) ed è risultata la scelta giusta.

Si inizia il lavoro in una stanza che ha le pareti rosa.
Ho messo nella stanza 2 sedie di legno bianche molto semplici, uno sgabello bianco della stessa fattura e un ceppo di legno bianco. Ho messo anche una coperta grigia militare.

I ceppi di RFS sono 2: uno è nella stanza 3 - i soldi, posto al centro di una croce bianca disegnata da me in terra con un nastro adesivo. L'altro ceppo è nella stanza 1 - il corpo. Questa relazione fra stanza 1 e stanza 3 mi è particolarmente cara e per questo motivo ho pensato a loro, ai ceppi.

Questi ceppi hanno una provenienza decennale: erano serviti a uno spettacolo itinerante fatto molti anni fa a Palazzo Litta dal titolo Visioni di Solaris, e li avevo scelti io in una casa rurale in Piemonte. Li avevo snaturati dipingendoli di bianco, con l'intento manifesto di cancellare la loro origine, per trasformarli in 2 oggetti innaturali (provenienti dalla natura).

Nel caso della stanza 1 - il corpo, il ceppo diventa il corpo tradito, imbiancato, calcinato per evitare la putrefazione, il deterioramento naturale. 
Il ceppo è ancora 'vivo', ma imbrigliato in un bianco che allude a una volontà di purificazione, forse prima della sua trasformazione in legna da ardere, o in legno per costruire sedie o sgabelli.

Bruna e Alberto iniziano "collegati" da 2 fettucce di stoffa bianca, che sono applicate con cerotti ai loro avambracci. L'idea è quella di indicare una 'trasfusione' da uno verso l'altro e viceversa.
Suggerisco l'idea a Susanna.





Il lavoro inizia anche per loro attraverso gli stessi presupposti: no agli intenti speculativi e di rappresentazione, no al pensiero significante del proprio agire, comportarsi, stare.
Susanna li invita a creare invece uno stato energetico, uno stato organico che possa favorire pulsioni e compulsioni che non derivano da un ragionamento, ma da una particolare dimensione del tempo.
Cercare una frequenza che possa alterare il corpo, farlo agire, spostarlo, contorcerlo, rilassarlo e così via.

In  questa stanza il corpo è tutto, dalle pareti, alla coperta militare grigia, dallo sgabello al ceppo, dalla sedia, al proprio seno, ventre, gamba, mano, caviglia.

Sono linee di lavoro che vengono condotte da Susanna con grande attenzione al dettaglio, al particolare, guidando Bruna e Alberto - come lo è stato per gli altri del resto - attraverso indicazioni che sono più suggerimenti che linee determinate o precostituite.

Esistono però snodi simili anche nelle altre stanze: tensioni verso l'esterno e verso l'interno dei corpi, tensioni verso lo spazio esterno e interno. 









Dopo alcune ora di lavoro, ritorno a vedere il flusso di quella che io chiamo la vita della stanza e sono particolarmente affascinato proprio dai loro corpi, magri, allungati, espressivi nella loro organicità, inconsapevoli quando meno si aspettano di essere visti, guardati.

Anche Susanna è soddisfatta di questo primo incontro con la stanza 1 (il corpo). Credo.



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