Rooms For Secrets - R.F.S. - abstract

Rooms For Secrets - R.F.S. 
abstract

Disattivare le connessioni mainstream. Trasferire ciò che non si può traferire. Tracciare una mappa nell’aria. Coagulare gli elementi del segno/linguaggio. Svelare quello che non è possibile svelare, perché apparentemente manifesto. Desistere dal movimento inerziale e procedere per derive fra caso, casualità ed enigmi.

Rooms For Secrets - anche R.F.S. -  converge sul piano della zona: la stanza: territorio fisico e mentale. R.F.S. si allaccia alla scrittura sperimentale e misteriosa di Michele Zaffarano, coinvolto di proposito da Antonio Syxty per mappare la zona (le rooms e oltre) con un nastro verbale costruito sui capitoli ipotizzati dall’ispirazione iniziale e vanitosa dello stesso Syxty. Un nastro verbale affidato alla lettura di una voce sintetica, orchestrato (con malizia e sotterfugio infantile) per essere diffuso con mezzi analogici, frammentato e ricomposto, in una detective story dove il soggetto è il pronome TU (invenzione inaspettata e sorprendente dello stesso Zaffarano).

Una detection insana, messa in atto in una casa importante di Milano, a opera del Portaluppi: la casa Boschi Di Stefano - anche sede della Casa Museo.

Una detection in 5 stanze, non richiesta e ingiustificata, che comprende IL CORPO (leggi: sesso) IL DIO (leggi: religione), I SOLDI (leggi: economia ), I DESIDERI (leggi: psiche), LO SPAZIO (leggi: architettura). 

Cinque capitoli dunque? No, cinque coincidenze incidentali su un percorso/esposizione/esperienza generata da una stanza segreta (e non per segreti): una improbabile Secret Room che imprime il movimento iniziale al tutto, a opera del Saggio Sciocco (The Silly Wise Man, lo stesso Syxty) impegnato nell’Hanky Panky Pièce, la pièce del Malinteso e dell’Imbroglio.

Non si esce dal labirinto dei segni e della materia: terra, pietre vulcaniche, sabbia di fiume, sale, acqua, canapa, feltro, carta, legno, pietra, piante.

R.F.S. - nelle intenzioni - non si allontana da un tracciato umano e naturale, però, per via della presenza umana coinvolta si avvia costruire l’enigma con la complicità manifesta di 4 coppie (maschile+femminile), una famiglia, e il dichiarato Saggio Sciocco. 

Una pièce artistica, volutamente non-narrativa, ma contestuale al segno, all’enigma visivo e concettuale, in accordo con l’empatia emotiva generata da gesti, comportamenti, linee di energia, presenza del proprio Sé: corpo, anima, vita.
Che cosa non sappiamo che già sappiamo? E che cosa sappiamo già che non sappiamo? Quanto siamo saggi quando siamo sciocchi e quanto siamo sciocchi quando siamo saggi? 

Con R.F.S. Syxty fa un viaggio di ritorno (senza un ritorno) alle prime performance e installazioni della seconda metà degli anni ‘70 (come “108 tentativi di salare il sale, di attraversare un muro, di tirare un muro con i capelli” anche “five rings waterproof “  del 1978, già in una Milano di un cortile semi-abbandonato di corso Magenta 63 e del palazzo annesso sede dell’allora Civica Scuola d’Arte Drammatica “Piccolo Teatro”, oggi sede dell’ Institut Cultural Francais al Palazzo delle Stelline) 







Oggi l’intento dell’Alchimista-Syxty continua e si coniuga con quello del Rabdomante e dell’Operaio. Influenze e citazioni dal percorso dell’arte, nella body art, nella performance art, nell’arte concettuale e comportamentale, nel situazionismo e nel re-enactment. Ancora come allora un indagine improbabile sull’impossibilità della narrazione e sul mistero inteso come deriva del reale. 

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