RFS - Il mistero del tempo.
(VORREI AVERE UN BAMBINO, 2015-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, penna stilografica)
Il rapporto con il tempo è quello più misterioso.
Un mistero che si traduce in difficoltà ogniqualvolta ci troviamo a lavorare nella stanza (in qualunque delle 5 stanze) con gli attori/performer allo scopo di costruire quella mappa ideale di 120 minuti che costituirà il movente principale all'apertura per le visite del pubblico.
Una cosa ho sempre ribadito: noi ci troviamo qui e lavoriamo in forma privata. Questo per le prove.
Ma poi sappiamo che metteremo un tempo a disposizione per il visitatore che diventerà pubblico.
Il rapporto fra privato e pubblico è l'anello che condiziona ogni nostra azione.
Ci troviamo per lavorare giorno dopo giorno, per diverse ore, ma sappiamo che il nostro lavoro diventerà pubblico.
(IL RATTO DELLE SABINE 1961, 2013-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, collage)
Questo sapere condiziona le nostre azioni e i nostri pensieri, ovviamente.
Ma nello stesso tempo ci fa riflettere su un aspetto che è fondamentale: noi esistiamo prima privatamente e poi pubblicamente ma fra il prima e il dopo - nel caso del lavoro di RFS - non deve esserci nessuna differenza.
Impossibile direte voi: stiamo lavorando da giorni, è il nostro lavoro, è il nostro scopo finale.
Ma se non avessimo questo scopo finale?
Se decidessimo che lavoriamo in ogni stanza, con il nostro corpo e con le nostre emozioni e decidessimo - dopo un periodo di 2 mesi - di non aprire pubblicamente alle visite, cosa succederebbe?
(IO DA PICCOLO, 2015-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, penna stilografica, pennarello)
(PERCEIVER - RECEIVER , 2015-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta , pennarello)
Niente. Non succederebbe niente. Perché lo scopo è quello di lavorare abitando e vivendo il tempo per quello che è nel momento in cui lo abitiamo e lo viviamo. Solo così il tempo diventerà 'nostro' veramente, quindi privato anche quando sarà pubblico.
E' con questa consapevolezza che il lavoro procede e si appropria del tempo, veramente. A questo punto decidiamo la finestra dei 120 minuti per comodità logistiche e organizzative delle visite 19:30 -21:30, ma nulla cambia nella sostanza.
(WHAT DOES IT MEAN, 2017-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, collage, pennarello)
(THE POEST WAS SITTING SILENTLY, 2013-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, pennarello)
(APERIENTIBUS FUNDAMENTA, 2015-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, pennarello)
(THE POEST WAS SITTING SILENTLY, 2013-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, pennarello)
(APERIENTIBUS FUNDAMENTA, 2015-2019, cm 21x29, stampa inkjet su carta, pennarello)
Ciò che è cambiato è qualcosa al nostro interno, che ci fa lavorare sul tempo in modo del tutto diverso rispetto a uno spettacolo convenzionale dove il primo a essere tradito è proprio lui: il tempo.
Infatti ci troviamo molto spesso a stupirci su come controllare il tempo in questo stato. Il controllo serve a dare un'evoluzione al comportamento e alle azioni in ogni stanza, che siano diluite nell'arco di quella finestra temporale dei 120 minuti.
Ma di questo procederò a scrivere in occasioni future, perché credo che questo blog continuerà a vivere ancora dopo il 10 marzo (ultimo giorno per le visite di RFS) e diventerà - di fatto - la vita delle stanze oltre le visite.
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