RFS - Il corpo come scrittura e rappresentazione

Il corpo è scrittura. E' rappresentazione.

Una delle questioni affrontate da Rooms for Secrets è appunto questa: il corpo che diventa narrazione di sé nel suo essere organico e vivo a prescindere da ogni intento narrativo pre-esistente.

(AFFERMAZIONE -A- cm 100x130, opera su carta)

(AFFERMAZIONE -B- cm 100x130, opera su carta)

La difficoltà nel lavoro dei performer e di Susanna che ha guidato i corpi e gli attori/performer nella loro vita (appunto) performativa di 120 minuti - dedicati alle visite - è stata quella di non chiedere al corpo, al proprio essere lì in quel preciso momento -Hic et Nunc - del performer, una possibilità di rappresentazione.

Non aggiungere quindi alla propria vita performativa, a quella che noi chiamiamo la mappa dei 120 minuti di RFS (dalle 19:30 alle 21:30) nessun intento dimostrativo, funzionale/mimetico, espressivo/narrativo.

Da dove partire quindi?
Se non possiamo rappresentare noi stessi davanti ad altri che verranno a guardare/visitare, da dove iniziamo?

(CaRaTtErE DeL MoNdO sOsPeSo cm 137x229 opera su carta)

L'inizio è stato difficoltoso non tanto per come si doveva lavorare, ma perché si doveva lavorare.
Come si poteva iniziare a essere per 120 minuti insieme a se stessi, organicamente con se stessi, senza dover preoccuparsi di rappresentare qualcosa?

Si sa l'attore crede fermamente in una forma euforica di rappresentazione di sé. Il performer - quello legato all'arte visiva e concettuale - compie un azione che di per sé è significante e non rappresentativa di qualche cosa.
(Ma qui ci sarebbe da aprire una lunga riflessione che rimando a qualche appunto in futuro sempre qui su RFS)

In fondo noi siamo la narrazione vivente di noi stessi. Gli altri ci leggono, consciamente o inconsciamente. Leggono i nostri movimenti, i comportamenti e viceversa noi leggiamo loro.

E' una scrittura automatica fluida, liquida, e che noi esasperiamo - in questa nostra epoca - utilizzando continuamente mezzi di scrittura ( i nostri devices atti alla continua e perpetua narrazione in streaming di noi stessi: cosa mangiamo, cosa facciamo, con chi siamo, come stiamo e così via)

Nel caso di RFS si aggiungeva però il capitolo/tema della stanza, creato e redatto con le parole di Michele Zaffarano, ideate in forma di flusso continuo, lette da una macchina su un tappeto sonoro/ambient. C'era quindi un ambiente concettuale/verbale che si univa a un ambiente fisico dedicato all'installazione (mappe, carte, segni, simboli, rimandi e così via)

Ho insistito molto su questo punto: "non fate qualcosa per chi verrà a visitare quando apriremo le porte dei gusci, ma fatelo per voi stessi. Liberate il corpo dai vestiti in eccesso, utilizzando solo la biancheria intima più neutra possibile. Usate un cappotto o una giacca rigorosamente monocroma, che fungerà da coperta, da guscio per il corpo, da drappo per l'anima."

E così abbiamo fatto, non senza difficoltà e sotto l'attento controllo di Susanna che ha cercato una sintonia continua da mettere in atto fra ambiente/installazione e ambiente/verbo/parola.

Un compito non facile, posso assicurarlo.

 (ALBERO DELLA SAGGEZZA,  cm 150x70 opera su carta)
  (ALBERO DELLA SAGGEZZA,  cm 150x70 opera su carta)

 (RAMMENDI,  cm 300x250 opera su carta)




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