RFS diventa un laboratorio permanente sulla performance art e theatre performance


L'esperienza.

ROOMS FOR SECRETS è stata una lunga riflessione e sperimentazione che è durata 2 mesi consecutivi.
Il 13 gennaio scorso Susanna e io siamo entrati nell'appartamento al 3° piano di Casa Boschi Di Stefano in via Jan a Milano, e ne siamo usciti il 10 marzo al termine dei giorni messi a disposizione per le visite del pubblico.

Quel 13 gennaio non eravamo soli. Avevamo convocato nella casa Agata e Nicole per iniziare a lavorare nella stanza N° 4: i desideri. Poi nei giorni successivi sono venuti Massimo e Salvo, Bruna e Alberto, Francesca e Gabriele, e poi ancora Ivana, Andrea e il piccolissimo Romeo.

E' stato un lungo percorso quasi giornaliero che abbiamo fatto di volta in volta condividendolo con gli attori/performer di RFS, per lavorare sui  capitoli che ci eravamo preposti, assegnandoli alle diverse stanze e spazi degli appartamenti della casa. Quei temi già più volte enunciati: CORPO, DIO, SOLDI, DESIDERI e SPAZIO.

Un percorso che ci ha fatto riflettere su 2 fattori principali: la scrittura e il tempo.




Il percorso fatto.

La scrittura era ed è alla base di RFS. 
Dapprima attraverso cenni storici, biografici, personali o anche solo enunciati attraverso mappe e cartografie ideali e reali. Poi attraverso i testi scritti da Michele Zaffarano. Una cosa è certa: lungo tutto il percorso era ed è la scrittura la vera artefice della riflessione.
Che cosa scriviamo con i nostri gesti, comportamenti, azioni (fatte di corpo e anima)?
Che cosa scriviamo quando siamo chiamati a esprimerci su temi come quelli sopra enunciati?
E perché quei temi (o macro-temi) e non altri?
Forse perché sono collegati alla nostra esistenza in modo quasi organico.
La sperimentazione e la ricerca andavano a convergere su vari  linguaggi: scena/spazio, corpo/performance, scrittura poetica, scrittura visiva.


L'eredità.

Al termine del lungo percorso mi è sembrato utile non interromperlo, ma valutare l'ipotesi di  continuare questa ricerca, espandendola e aprendola pubblicamente a chi è interessato al linguaggio della performance.
E' possibile continuare la strada. Anche perché non abbiamo esaurito il discorso. 
Non abbiamo esaurito il pensiero.
E non abbiamo esaurito il desiderio.
E così, come sempre, ne ho parlato con Susanna. Della possibilità di continuare, credo un laboratorio permanente.
In uno dei precedenti post ho scritto che il luogo non è RFS, ma RFS è il luogo. Fisico, mentale, psicologico.
Con questo voglio dire che il "ricovero" di RFS è dentro di noi e non fuori di noi.
Per "noi" intendo quelli che si pongono nella frequenza del dubbio e della ricerca dei linguaggi espressivi.


Continuare la strada.

Mi sembra possibile continuare la strada.
Come?
Creare un laboratorio aperto rivolto a fasce di professionisti e neo-professionisti dello spettacolo dal vivo che vogliano  approfondire il tema della performance e tutte le possibili declinazioni e percorsi paralleli e collaterali.
Un laboratorio che trovi  momenti di lavoro nel corso dell’anno nei quali proporre sessioni di lavoro della durata di 7/10 giorni consecutivi.

Per fare questo mi incarico personalmente della direzione artistica e di pensiero del laboratorio, coadiuvato da Susanna.
Un laboratorio diretto da me e Susanna quindi. 
Un laboratorio che non ha uno scopo propedeutico o di formazione, ma esclusivamente di lavoro e ricerca.


Il laboratorio - a pagamento ma con un costo accessibile  - troverebbe sede naturale a Scuola Grock. 
Dovrebbe essere a numero chiuso, previo colloquio di conoscenza per la selezione dei candidati.

Ma di questi e altri aspetti scriverò prossimamente.
Nel frattempo a quelli di voi che mi leggono e sono interessati dico: rimanete sintonizzati.






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