RFS - Piccola cronaca / 12 GENNAIO


Milano, 12 Gennaio 2019

E' da poco iniziato il nuovo anno, e noi - Susanna e io - ci diamo appuntamento in via Jan per la prima sessione di prove.
Inizieremo con la stanza N°4 - I desideri.
E' la prima volta che visitiamo i due appartamenti per stabilire quali stanze usare. Mi ero fatto un’idea sulla pianta degli appartamenti, ma dal vivo è tutta un'altra cosa.
Era un’ipotesi solo sulla carta. La comunico a Susanna. È d’accordo. Anche se a entrambi piace rimanere ancora in dubbio su quali stanze usare.
Alla fine decidiamo che la stanza 4 è nell’appartamento di destra arrivando sul pianerottolo.

Susanna inizia a lavorare con Micol e Agata. Le ragazze hanno portato abiti da lavoro comodi rigorosamente neri: pantaloni della tuta e maglietta. Mi ero raccomandato: niente colori. Solo nero, bianco o grigio. E così hanno fatto.

Il lavoro inizia su alcuni appunti che avevo tracciato attraverso parole-chiave. Key-words da utilizzare in assoluta libertà, ma in modo da avere dei punti di partenza.



Susanna si è sottolineata qualche parola. Credo che inizierà da lì. Io mi allontano e la lascio lavorare. Vado in giro per gli appartamenti ispezionando gli spazi e distribuendo le suppellettili che ho fatto portare: sedie, attaccapanni, secchi di latta, cappotti, coperte militari, abat-jour, lampade varie da terra, le vasche di legno di 1 metro per 1 metro, che andranno riempite in seguito con terra, sale, sabbia di fiume, pietra lavica e acqua. Quella per l’acqua è di metallo.

Dopo un paio di ore torno da Susanna nella stanza 4: i desideri e guardo il lavoro. Mi sembra un‘ottima partenza. Mi raccomando con loro: è un lavoro performativo di ‘scrittura’. Scrivere con i gesti, con il corpo, con il tempo, con la dimensione della propria presenza.
Siete autori e non esecutori - ripeto
In questo caso siete voi la scrittura, non c'è una partitura da eseguire, ma tutto da creare attraverso delle compulsioni/pulsioni su un tracciato concettuale di spazio e di elementi.
Sono le prime cose che ci diciamo. E' una strada misteriosa (segreta). E non abbiamo in mano la chiave per svelarla.
E' meglio così, credetemi - continuo a ripetere e rassicurare.
Poco a poco riusciamo a tracciare un sentiero, Susanna è molto brava in questo.
Ma nel frattempo si è fatto sera. E non abbiamo ancora la corrente elettrica. So che devo salire al 4° piano e suonare alla porta degli inquilini  e chiedere gentilmente di poter infilare la presa di una nostra prolunga in una loro presa di casa per portare giù la corrente fino al nostro piano, il famoso 3° piano della casa progettata dal famoso architetto milanese Pietro Portaluppi in via Jan 15.

Abbiamo la corrente. Collego 2 abat-jour e continuiamo il nostro lavoro.
Domani sarà la stessa cosa, fino a quando non ci allacceranno alla rete elettrica.


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